Secondo le proiezioni Istat, nel 2050 ogni 100 giovani gli anziani saranno più di 300, mentre le nascite, che nel 2023 sono state 379mila, calerebbero fino a 350mila nuovi nati nel 2050.
Per compensare lo squilibrio generazionale occorre investire sulle nuove generazioni, valorizzando di più i giovani.
Questo l’intento della 4ª edizione degli Stati Generali della Natalità dal titolo “Esserci – più giovani più futuro” che si svolgerà il 9 e 10 maggio all’Auditorium della Conciliazione a Roma, promossa dalla Fondazione per la Natalità che stamani ha presentato il report “Esserci più giovani più futuro.
“Dai numeri alla realtà” pubblicazione realizzata in collaborazione con l’Istat e illustrata da Gigi De Palo, presidente della Fondazione per la Natalità e Sabina Prati, direttrice centrale Istat.
Tra i tanti ospiti attesi agli Stati Generali anche il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti e la ministra per la Famiglia e la Natalità Eugenia Roccella.
Altro dato allarmante emerso dallo studio riguarda i potenziali genitori in Italia: solo 11,5 milioni di donne e uomini tra i 15 e i 49 anni rientrano in età fertile, con un crollo a partire dal 2011, anno in cui se ne registravano quasi 14 milioni.
Inoltre tra i 18 e i 34 anni, più di due giovani su tre vivono ancora con i genitori. Nel resto d’Europa sono uno su due. Ed ancora: in 8 casi su 10 ci sono delle difficoltà che non consentono alle coppie di realizzare il proprio desiderio di famiglia.
“Il problema della natalità in Italia – ha sottolineato De Palo, organizzatore degli Stati Generali – non è né una questione economica né culturale, ma di libertà: non sono libere le coppie che vorrebbero avere un figlio o farne un altro, in Italia la nascita di un figlio è il secondo fattore di incidenza nella povertà; non sono libere le donne costrette ancora a scegliere tra maternità e carriera; non sono liberi i giovani, con il loro tasso di occupazione saldamente all’ultimo posto tra i Paesi dell’Unione Europea, precari nel lavoro e nella vita. L’analisi è chiara. Ora serve la sintesi della politica. Abbiamo bisogno di un obiettivo condiviso anche perché non servono i bonus, ma riforme strutturali come il Quoziente familiare. Altrimenti perderemo la partita senza nemmeno aver provato a giocarla“.